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Clorexidina, proprietà, meccanismo d’azione, effetti

La clorexidina è senza dubbio il più noto composto antibatterico ad azione battericida impiegato in ambito odontoiatrico

22 febbraio 2019 / Notizie

Chimicamente, essa presenta la seguente formula bruta: C22Cl2N10H30; dal punto di vista strutturale si tratta di una molecola sintetica costituita da due anelli clorofenilici simmetrici e due gruppi biguanidici che si connettono ad un anello esametilenico centrale. In acqua mostra carica positiva e comportamento idrofobo. La sua lipofilia, invece, le consente di interagire con la permeabilità di membrana delle cellule procariotiche, alterandone l’equilibrio osmotico. A concentrazioni moderate (0.2%) la clorexidina stimola fosforo e potassio a fuoriuscire dalla struttura della cellula. Ad alte concentrazioni (pari ad almeno il 2%) la molecola espleta poi il proprio meccanismo d’azione battericida, che consiste nel promuovere la precipitazione delle proteine citoplasmatiche.
La clorexidina è attiva innanzitutto sui batteri Gram-positivi, ma anche su quelli Gram-negativi nonché su alcune specie micotiche, tra le quali la Candida albicans (pur non costituendone, evidentemente, il presidio terapeutico corretto) e su alcuni virus.
Il principio attivo viene commercializzato come cloruro o acetato per diverse applicazioni, ma per quelle medicali è solitamente presente nella forma gluconata. È universalmente diffusa come principio attivo di collutori a diversa concentrazione: le più comuni sono quelle allo 0.20 e 0.12% e, soprattutto negli ultimi anni, una bassissima concentrazione (0.05%) pensata per l’uso quotidiano (che, come verrà detto in seguito, rimane un aspetto controverso). Questi collutori vengono utilizzati nell’ambito dell’igiene orale domiciliare e professionale; nella prevenzione indiretta delle carie, dato che la sostantività della molecola limita la formazione del film microbico; nella terapia causale e chirurgica della malattia parodontale; prima e dopo gli interventi di chirurgia orale; nella detersione dei canali radicolari in ambito endodontico.

Una delle ragioni per cui la clorexidina è tanto largamente utilizzata è il fatto che non induce resistenze batteriche. Tuttavia è noto che essa non è indicata per terapie a lungo termine e non è generalmente raccomandata per l’igiene quotidiana. Il motivo è che, a lungo andare, essa manifesta alcuni effetti collaterali scoperti e descritti ormai diversi anni fa. In primo luogo, può causare pigmentazioni a carico dei denti e di alcuni tessuti molli; un esempio clamoroso è la lingua nigra villosa, problematica che deriva da un forte scompenso della flora batterica del cavo orale. Un uso prolungato di collutori a base di clorexidina, inoltre, può causare diverse forme di disgeusia; studi dimostrano una specificità di questo sintomo legato alla conduzione nervosa di precisi impulsi gustativi (salato e amaro).
Alla luce di quanto precedentemente esposto, la clorexidina pare rappresentare un valido ausilio in diverse terapie odontoiatriche; sembra però sconsigliabile il suo utilizzo come automedicazione. Il paziente dovrebbe eseguire terapie che prevedano sciacqui con collutori contenenti clorexidina solamente quando consigliato dall’odontoiatra curante, proprio perché un abuso di questo composto può arrivare a danneggiare la salute dell’ambiente orale