Parodontologia
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La parodontologia è quella branca dell'odontoiatria che si occuppa dei tessuti del parodonto ( “parodonto” significa letteralmente attorno al dente) e delle patologie ad esso correlate.
Il parodonto è costituito da:
- gengiva
- osso alveolare
- cemento radicolare (tessuto che ricopre la radice del dente)
- legamento parodontale.
La parodontologia si occupa quindi dell'insieme dei tessuti molli (il legamento parodontale e la gengiva) e duri (cemento e tessuto osseo alveolare) che circondano il dente e che assicurano la sua stabilità nell'arcata alveolare (in condizioni di salute).
La parodontologia, si occupa anche delle malattie che interessano il parodonto, e che vengono chiamate genericamente malattia parodontale e le gengiviti.
La malattia parodontale nota anche con il nome di “Piorrea” è una infezione batterica cronica che danneggia le gengive il legamento ed il supporto osseo. Se lasciata a se stessa provoca la perdita dei denti.
Recenti ricerche hanno collegato la malattia parodontale a malattie cardiovascolari, diabete e parti prematuri sotto-peso. Prima che le relazioni tra queste malattie e la parodontite siano completamente definite è essenziale mantenere una bocca sana.
La salute parodontale contribuisce alla salute di tutto il corpo.
Molti fattori come l’igiene orale, la genetica, lo stress, le malattie sistemiche, i farmaci e il fumo possono aver contribuito allo sviluppo della sua malattia e possono influenzare la efficacia del trattamento e la recrudescenza della malattia.
Il parodontologo è un dentista specializzato nella cura delle malattie parodontali.
Che cosa è la malattia parodontale?
Un tempo conosciuta con il nome di Piorrea, la malattia parodontale rappresenta oggi una delle cause più importanti della perdita dei denti. Essa è costitutita da un complesso di malattie che, in forme diverse, possono colpire ogni fascia di età. La forma più frequente colpisce nell’ età compresa tra i 35 ed i 60 anni. Il termine parodontopatia indica una malattia che interessa i tessuti di supporto dei denti: il legamento parodontale, il cemento radicolare e l’osso alveolare. A queste tre strutture si deve aggiungere la gengiva che rappresenta il cosiddetto parodonto superficiale. La parodontopatia è una malattia cronica e come tale non può essere eliminata in modo definitivo ma, può e deve essere curata.
Quali sono le cause?
La causa principale è la placca batterica. La placcarappresenta l’insieme dei batteri che albergano naturalmente nel cavo orale. Non tutte le oltre 300 specie microbiche presenti nella bocca provocano malattie parodontali ma, solamente alcune di queste specie sono considerate patogene. Affinchè alcuni batteri provochino lo sviluppo della parodontopatia, è necessario che si verifichino determinate condizioni. Prima fra tutte il paziente deve esserre predisposto o suscettibile. Oltre al fattore genetico altre condizioni o comportamenti possono favorire o aggravare la malattia parodontale. Tali fattori sono ad esempio la scarsa igiene orale, il tartaro sopra e sottogengivale, il diabete, il fumo di sigaretta e la presenza di parafunzioni come il digrignamento ed il serramento dei denti durante la notte.
Che cosa è una tasca parodontale?
In condizioni di salute la gengiva aderisce al dente in modo da formare un sigillo che protegge le strutture profonde dall’ aggressione di batteri e dai traumi. In assenza di malattia, è possibile misurare lo spazio esitente tra denti e gengive con una sonda millimetrata: questo spazio, detto solco, è profondo da 1 a 3 mm. Quando la placca si accumula sul bordo gengivale, le sostanze rilasciate dai batteri favoriscono l’infiammazione della gengiva che tende a scollarsi approfondendo il solco e trasformandolo in una tasca. Una tasca parodontale è rappresentata quindi da uno stato di infiammazione a carico della gengiva che provoca uno spostamento più apicale (cioè verso l’apice del dente) della giunzione tra dente e gengiva.
Una tasca superiore ai 4 mm, rappresenta una zona ad alto potenziale di rischio per la progressione della malattia.
Come riconoscere la malattia parodontale?
Le malattie parodontali, diversamente da altre patologie del cavo orale come carie, afte etc., sono prevalentemente asintomatiche. Vi sono però dei segni caratteristici che devono fare insospettire il paziente: il sanguinamento delle gengive durante lo spazzolamento, la scopertura dei colletti dentali (recessioni), la presenza di gonfiore a livello del margine gengivale, la persistenza di alito cattivo, la ipersensibilità dentale agli sbalzi di temperatura, la presenza di ascessi ed infine la mobilità di alcuni elementi dentari. Se uno o più di questi segni sono presenti è necessario consultare uno specialista in parodontologia per un accurato esame della bocca.
In cosa consiste la visita parodontale?
La valutazione parodontale consiste nella raccolta di alcuni dati relativi alla salute generale del paziente poiché alcune malattie sistemiche possono influenzare negativamente lo stato di salute delle gengive. Poi, attraverso il sondaggio parodontale, il controllo della mobilità dentaria e dello stato dell’occlusione dentaria, si valuterà clinicamente la presenza o meno di malattia.
Oltre a questi dati è necessario eseguire il così detto set radiografico. Esso consiste in 14 o 18 radiografie endorali che sono in grado, con grande precisione, di fornire informazioni sulle strutture che non possono essere valutate clinicamente. Inoltre, spesso, sono necessarie delle impronte per realizzare dei modelli in gesso delle arcate per valutare il modo nel quale i denti combaciano. Per finire possono essere richieste delle fotografie, che serviranno come base iniziale a cui riferirsi durante la terapia per valutare i progressi fatti.
Come si curano le malattie parodontali?
Nonostante la ricerca in questo settore sia una delle più attive nell’ambito delle scienze biomediche, ancora oggi il fondamento della terapia parodontale si basa sulla eliminazione meccanica della placca batterica.
Lo scopo ultimo della terapia è quello di rendere il cavo orale sano e facilmente mantenibile attraverso la semplice igiene domiciliare. Possiamo individuare varie fasi e livelli di terapia.
Una prima fase, detta terapia iniziale, riguarda tutti i pazienti che si presentano alla osservazione. Consiste nella pulizia e lucidatura delle superfici dentali e nell’ apprendimento delle corrette norme di igiene orale. Questa fase può essere sufficiente nei soggetti che presentano infiammazioni lievi come gengiviti.
Nel caso ci si trovi di fronte a malattie parodontali moderate o severe, questa fase verrà seguita da una pulizia più profonda detta levigatura radicolare.
Il terzo livello di intervento è la eliminazione per via chirurgica delle tasche e dei difetti ossei che non possono essere trattati in altro modo. Anche in questo caso abbiamo a disposizione diverse soluzioni. A seconda delle indicazioni sarà possibile effettuare una terapia chirurgica rigenerativa, cioè in grado di recuperare in tutto o in parte il tessuto distrutto dalla malattia, o una terapia chirurgica resettiva che tende ad eliminare radicalmente le tasche ed i difetti presenti.
Il quarto livello di intervento è rappresentato dalla terapia di supporto o mantenimento. Questa fase è fra tutte la più importante e delicata. La mancata adesione alle norme di igiene domiciliare e una incostante presenza ai controlli possono essere causa della ricorrenza della malattia con conseguenze gravi per il mantenimento di elementi compromessi.
Elemento fondamentale nel trattamento parodontale è la presenza della figura della igienista dentale. L’igienista rappresenta il principale coordinamento tra paziente e parodontologo e svolge attivamente molte delle fasi di motivazione e controllo della terapia.
L’intervento di chirurgia farà male? E quanto impiegherà a guarire?
Le recenti innovazioni permettono l’impiego di tecniche chirurgiche raffinate che possono essere eseguite in ambulatorio. L’intervento chirurgico viene svolto sotto anestesia locale e occasionalmente possono essere usati farmaci ansiolitici, per rendere assolutamente confortevole il tempo operatorio. Normalmente i farmaci anti-infiammatori sono in grado di ridurre al minimo il fastidio post-operatorio.
E’ importante seguire tutte le istruzioni impartite dal parodontologo. Generalmente è possibile svolgere una normale attività già dal giorno seguente l’intervento. Nel caso vi siano istruzioni speciali riguardanti la dieta, l’esercizio fisico e farmaci post-operatori verranno fornite in modo dettagliato. Tutto questo minimizzerà gli effetti sfavorevoli della chirurgia
È importante curare questa malattia?
La malattia parodontale può essere altamente invalidante portando alla perdita precoce dei denti con relative conseguenze sul piano funzionale (ridotta capacità masticatoria), sul piano estetico (modifica dei lineamenti delle labbra e del sorriso) e soprattutto sul piano piscologico (perdita di confidenza, difficoltà di relazioni con il prossimo). Oltre a ciò, recenti studi condotti negli Stati Uniti, per conto dell’Istituto Nazionale per le Ricerche Odontoiatriche (NIDR), hanno messo in luce l’esistenza di importanti legami tra malattie sistemiche e malattie parodontali. In particolare pazienti con parodontopatia sembrano essere più a rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, osteoporosi e per le donne ad avere gravidanze che esitano in nascite premature e sotto peso. Per questi motivi è estremamente importante che la malattia parodontale venga non solo diagnosticata e trattata opportunamente ma, soprattutto venga prevenuta mediante periodiche visite di controllo.
Parodontite: i risultati di trattamento non chirurgico e laserterapia
La malattia parodontale è un processo infiammatorio cronico, caratterizzata da eziologia batterica ed evoluzione ciclica, che determina una progressiva distruzione sito-specifica dei tessuti di supporto dentale, coinvolge dal parodonto superficiale (gengiva) al parodonto profondo (osso alveolare , legamento parodontale, cemento), causando lesioni tipiche patologiche (tasche parodontali, recessioni gengivali, riassorbimento osseo verticale e / o orizzontale) che conducono fino alla perdita dell’elemento dentale.
Dal punto di vista epidemiologico, negli Stati Uniti la periodontite cronica colpisce il 47% della popolazione adulta di età superiore ai 30, distribuiti in lieve,moderata e grave (8%) .
Sebbene un certo numero di fattori di rischio sia in grado di influenzare l’avvio, la progressione e la prognosi della parodontite (età, sesso, fumo di sigaretta, cambiamenti ormonali, disturbi del sistema immunitario, malattie sistemiche, diabete, stress), il principale fattore eziologico è rappresentato dalla placca dentale e in particolare da bacilli gram-negativi anaerobi. Per questo motivo, la prima fase del trattamento parodontale è sempre rappresentata dalla preparazione iniziale, terapia non chirurgica, che riconosce come primario obiettivo l’eliminazione o la riduzione di infezione batterica e il controllo della placca parodontale-associata all’infiammazione.
In questo contesto la laserterapia può risultare un’opzione per il trattamento di pazienti parodontalmente compromessi. L’uso di terapia non chirurgica associata all’uso della terapia laser, come dimostrato da diversi studi, sembra migliorare e facilitare la guarigione dei siti trattati. Recentemente, Yilmaz et al. (2013) hanno dimostrato che nei siti trattati con l’uso di Er laser: YAG oltre a SRP si sono raggiunti miglioramenti significativi in termini di guadagno di attacco e di riduzione del PD rispetto ai siti trattati con solo ozono gassoso topico o solo SRP.
In uno studio di Crispino e colleghi è stato valutato l’effetto dell’utilizzo di un laser a diodi a 940-nm, associato ad SRP; sessantotto pazienti adulti con parodontite moderata-grave sono stati arruolati in modo sequenziale e sottoposti a esame parodontale al fine di individuare indice di sanguinamento gengivale , indice di placca e profondità di sondaggio. I pazienti sono stati divisi casualmente in due gruppi: il primo ha ricevuto solo trattamento SRP, il secondo ha ricevuto SRP e la terapia laser a diodo 940 nm. Per tutti i parametri clinici, entrambi i gruppi hanno riportato differenze statisticamente significative rispetto ai valori basali (p <0,0001). Entrambe le procedure erano efficaci nel migliorare GI, PI e PD, ma l’uso di laser a diodo è stato associato con risultati più evidenti.
Uno studio di Zare e colleghi ha valutato 21 pazienti con parodontite moderata a grave cronica, questi sono stati divisi in gruppi (SRP e SRP laser a diodi 980 nm). Due mesi dopo SRP laser, gli indici parodontali erano migliorati in entrambi i gruppi. Non sono risultati differenti due gruppi, ad eccezione del BOP, che era più basso nel gruppo di laser.
Questi, così come altri, lavori possono certamente fornire spunto di riflessione sulle proprietà e le possibili applicazioni di uno strumento ancora non di uso comune in odontoiatria.
Fonti:
- Effectiveness of a diode laser in addition to non-surgical periodontal therapy: study of intervention.
- Crispino A1, Figliuzzi MM1, Iovane C1, DelGiudice T1, Lomanno S1, Pacifico D1, Fortunato L1, Giudice RD1.
- Evaluation of the Effects of Diode (980 Nm) Laser on Gingival Inflammation after Nonsurgical Periodontal Therapy
- Davoud Zare, Ahmad Haerian, Reza Molla, and Farzane Vaziricorrespon